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La Legge NON è uguale per tutti.

di Nicola Brizzi (con pensieri presi qua e là)

 

Siamo allo Scisma. Non si è mai visto un tale minino scarto tra il numero di coloro che vogliono modernizzare, attraverso nuove (e personali) interpretazioni, la legge di Dio e coloro che si attengono a quanto Dio prescrive.

 

Gesù ha fatto presente che tra i dodici apostoli vi era un diavolo.... qui, come potete ben vedere, le percentuali sono ben altre.

 

E ancora, dice il Signore: "Un regno diviso in se stesso è destinato a cadere!". Quale maggiore divisione può manifestarsi, se non quella di cui abbiamo avuto riscontro in questi giorni?

 

La Verità non può venire riconosciuta se non da colui nel quale la verità già dimora da prima; chi non ha questa luce nella propria anima, non può nemmeno riconoscere mai la luce stessa, e questo è appunto quello che si è manifestato al Sinodo. La metà dei partecipanti al Sinodo ha pretestuosamente affermato di poter esaminare le opere e le azioni, nonchè le parole, di Gesù Cristo. Ma io domando loro in che modo intendono fare ciò. Chi vuole esaminare qualcosa, deve prima essersi impadronito in maniera perfetta di ogni tipo di cognizioni e di capacità; ma essi dove mai potrebbero essersene impadroniti?

 

Nel loro Vaticano arrugginito, sicuramente no; in quanto poi ad aver imparato qualcosa altrove, si sa che non sono mai progrediti là dove realmente avrebbero potuto imparare qualcosa di buono, di utile e di fondamentale. Le Sacre Scritture non le comprendono affatto, e le nuove da loro proposte non valgono nemmeno un centesimo di euro; ma che altro conoscono? Se non c'è alcun dubbio possibile che non conoscono altro, allora come mai e in che modo vogliono esaminare le parole di Gesù Cristo?

 

Il papa oggi (19ott2014) dice: "Dio non teme ciò che è nuovo". Ma il nuovo non può intaccare ciò che è stato impresso nella pietra da Dio. O forse il papa vuole apparire più misericordioso di nostro Padre? Non sia mai....

 

E finiamola di chiamare il papa con il titolo di Santo padre. Prima di tutto, perchè Santo è solo Dio. E questo lo ha detto il Signore. Secondo, abbiamo solo un Padre, èd è colui che ci ha creati. Anche il nostro padre naturale, chi ci ha generato, ci ha dato solo la carne, il "vestito" per poterci incarnare in questo mondo.

 

Chiamiamo il papa quindi per ciò che realmente è....chiamiamolo con il suo vero nome. 

Facciamo della Parola di Dio la nostra Legge, e allora saremo facilmente in grado di osservarla. Ognuno di noi ha in sè una propria legge, un proprio codice di comportamento, delle proprie regole, che molto spesso vanno a cozzare con la Legge di Dio. Se la nostra anima si prescrive una legge differente da quella che ci è data dal Signore,  difficilmente potremo osservare la Sua legge, poiché quando una legge si trova a cozzare  contro un’altra legge, allora l’osservanza tanto di una che dell’altra diventa infine non soltanto difficile, ma addirittura impossibile. Ogni uomo ha potere su se stesso, e può  fare ciò che vuole. Se egli riconosce la Legge che gli viene data e la fa sua, egli potrà certo osservarla facilmente, ma se lui non vuole questo, allora la sua volontà contraria si erige a contro-legge, ed egli dovrà alla fine sottostare alla sanzione della legge che era stata data solo per il suo bene.

La disobbedienza alla Legge Divina ha necessariamente portato il primo uomo, Adamo, a deviare ed a mettersi per una via che non è la diritta, dovendo percorrere la quale, il raggiungimento della meta è molto più difficile e può avvenire soltanto più tardi e con molte miserie e sofferenze. Non c’è sulla Terra nessuno, nel cui cuore non sia stata resa chiara la nozione di quello che è perfettamente giusto e buono fra gli uomini. A ciascuno è stata posta nel cuore una voce ammonitrice che gli indica solo quello che è buono e vero. Chi da' ascolto a questa voce e opera secondo i suoi suggerimenti, giungerà alla luce più grande e questa gli illuminerà tutti i sentieri dell’Ordine divino.

 

La Dottrina di Cristo possiamo inciderla sul durissimo acciaio per tutti i tempi dei tempi, così che non una minima cosa possa venire alterata, e possiamo predicarla e leggerla tale e quale alle persone; la gente acclama questa dottrina come proveniente dalla bocca di Dio, ma nonostante ciò nessuno vuole mettere mano all’opera, né vuole rendersi pienamente attivo conformemente alle massime e alle esigenze della Dottrina stessa.

 

Ora si domanda: “Può giovare in qualche modo a qualcuno questa Dottrina Divina, per quanto conservata nella sua originaria purezza?”

In questo modo essa non può giovare a nessuno. Infatti, giova forse una medicina a chi è ammalato, se egli non vuole prenderla e usarla secondo la prescrizione del medico ricco d’esperienza?

 

Questo esempio mostra sotto ogni aspetto e rapporto il divario tra l’apparenza ingannatrice e la piena verità,  poiché l’apparenza può sempre venire sostituita da un’altra che ha un fondamento diverso, per la ragione che non ha potuto farsi immagine vivente nell’anima; e precisamente così stanno pure le cose per quanto concerne la Dottrina di Cristo.

 

Vi cito inoltre una parabola per mostrarvi la differenza tra ciò che è apparenza e  ciò che è verità.

 

Un giorno salirono al Tempio due uomini, l’uno era un ricco ebreo ma, in quanto al resto, conduceva una vita rigorosamente secondo la legge, e l'altro un pubblicano. (Lc.18,10). Quando l'ebreo si trovò nel Tempio, si presentò addirittura davanti all'altare ed esclamò ad alta voce: “O Dio mio, Ti ringrazio qui davanti al Tuo altare che io non sono come molti altri! (Lc.18,11). Infatti, Tu, o Signore, mi hai concesso la ferma e buona volontà, nonché tutti gli altri beni terreni, tramite i quali mi è stato possibile osservare pienamente tutti i Tuoi Comandamenti. Ora, quanto bene fa alla mia anima trovarsi, sul declinare dei miei giorni, pienamente giustificata al Tuo cospetto!” (Lc.18,12). E dopo che egli ebbe così esposto a Dio ancora un gran numero delle sue opere giuste e perciò buone secondo la legge, depose una ricca offerta sull'altare e se ne andò fuori dal Tempio contento in sommo grado di se stesso e con la coscienza migliore di questo mondo, dirigendosi verso casa sua, dove tutti i suoi non avevano certo particolari ragioni di essere lieti nel vederlo, considerati i rigidi sistemi da lui adottati nel governare la casa, perché la sua pura coscienza, il suo meticoloso senso dell'ordine e la sua giustizia fondate sulla legge non facevano che scoprire continuamente deficienze e peccati in loro.

 

Il pubblicano peccatore invece entrò tutto afflitto nel Tempio, non osò avvicinarsi all'altare, ma si tenne indietro, e con gli occhi bassi formulò nel segreto del suo cuore la seguente invocazione: “O Signore, o Dio giustissimo, santissimo e onnipotente, io sono un peccatore troppo grande e non sono affatto degno di innalzare il mio sguardo al Tuo Santuario; ma mostrami tuttavia grazia e misericordia!”. (Lc.18,13)

 

 

Ebbene, secondo il vostro parere, quale dei due se ne andò fuori dal Tempio giustificato?

 

L’ebreo non uscì affatto giustificato dal Tempio, perché non fece altro che lodare se stesso al cospetto di tutto il popolo, attirò su di sé gli occhi, gli orecchi, la lode e l'ammirazione di tutti, e così fu egli a dare a se stesso una ricompensa.

 

Oggi ci parlano dei «doni» e delle «qualità » che i gay possono offrire alla comunità cristiana, mentre la Madonna (LdM, 13 ottobre 2014) ci dice che  "Il Mio cuore si strazia al vedere l’uomo che ha perso la sua virilità, la sua mascolinità, per vestire con orgoglio indumenti che sono prettamente femminili.  Il male conosce bene l’uomo e lo tenta sul suo “tallone di Achille”, lo tenta nella carne, con la donna come oggetto esclusivamente sessuale, lo tenta attraverso la nudità del corpo femminile.  L’umanità si è degenerata tanto che volge il suo sguardo verso il suo stesso sesso."

 

Il pubblicano è giustificato al cospetto di Dio, perché egli è colmo di umiltà, si reputa molto peggiore di tutto il suo prossimo; egli non odia, né disprezza nessuno, ed è già lieto se non lo si disprezza e non lo si fugge più di quanto già non succeda.

 

Cari sinodisti moderati; dentro di voi siete ben convinti che Gesù Cristo è il Signore, ma oltre a questa convinzione ne avete pure un'altra, e cioè che il vostro modo di vita del tutto corroso non può sussistere accanto alla Sua Dottrina, perché voi avete eliminato quasi completamente la Legge data a Mosè e gli insegnamenti del Signore, e ad essi avete sostituito le vostre massime per opprimere e non per aiutare il popolo, anche se in apparenza vi mostrate misericordiosi, ma così facendo mantenete il popolo nell'ignoranza. Così come sono le vostre opere, tale sarà la vostra ricompensa.

 

Da molto tempo c’è stata gente che era e che si atteggiava come voi ora. Anche i vostri predecessori si consideravano sempre i custodi e i lavoratori assolutamente legittimi della vigna di Dio, sennonché là dove essi lavorarono, tennero anche il raccolto sempre per sé, e travisarono la Legge di Dio, sostituendola addirittura con una legge del mondo per il loro vantaggio in questo mondo. Allora Dio inviò loro i profeti, ed essi li perseguitarono col ferro e col fuoco dichiarando sempre al popolo che quelli erano dei falsi profeti, e chiunque prestasse ascolto alle loro parole e vivesse secondo queste lo consideravano reo di sacrilegio e di bestemmia contro Dio.

 

A voi, popolo di Dio, concludo dicendo: Accogliete da loro soltanto quello che essi vi insegnano prendendolo dal Vangelo di Gesù Cristo, senza correzioni e modifiche che il vaticano andrà a proporre con una nuova parola: ma tutto il resto consideratelo quale un sepolcro imbiancato che esteriormente fa bella mostra di sé, ma nell’interno è pieno di putridume, puzzo disgustoso e morte.

 

Sia lodato Gesù Cristo.