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Sinodo, svolta sui gay  “Hanno doti che la Chiesa deve saper accogliere”

 

La prima relazione del mini-concilio: “Servono scelte coraggiose”

Comunione ai divorziati risposati dopo un periodo di penitenza

 

«Il dramma continua». Scherza ma non troppo, all’uscita del Sinodo sulla Famiglia, in Vaticano, il cardinale Louis Tagle. «Un gruppo di eroi», spiega il porporato filippino, tenta di mettere insieme tante voci e tante teste. E monsignor Bruno Forte, che dell’assemblea straordinaria è il segretario speciale, aggiunge: «Davanti all’aula dovremmo mettere il cartello “Work in progress”».

I lavori sono così giunti alla seconda e decisiva settimana.

E mentre i vescovi conservatori cominciano ad accusare i colleghi riformisti di scarsa trasparenza e di manipolazione delle notizie, la “relatio” intermedia presentata ieri dai Padri sinodali fissa già alcune novità.

«È risuonata chiara — ha detto il cardinale Peter Erdo, presidente dei vescovi europei — la necessità di scelte pastorali coraggiose». E le aperture verso i gay e i divorziati risposati sono evidenti nel documento

letto all’inizio della nuova sessione.

OMOSESSUALI

«Le persone omosessuali — si legge nella “relatio post disceptationem” — hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità

nelle nostre comunità?

La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione: si presenta quindi come un’importante sfida educativa.

La Chiesa peraltro afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna».

DIVORZIATI RISPOSATI

«Rendendosi necessario un discernimento spirituale, riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili e ai divorziati risposati, compete alla Chiesa di riconoscere quei semi del Verbo sparsi oltre i suoi confini. La

Chiesa si volge con rispetto a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze.

In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna, consiste nel cogliere la realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze. Va rispettata soprattutto la sofferenza

di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione e il divorzio. Il perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile».

SACRAMENTI

«Riguardo alla possibilità di accedere ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia, alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico.

Altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze. Per alcuni l’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale, e con un impegno chiaro in favore dei figli».

I FIGLI DEI GAY

«Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner.

Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli».

UNIONI IMPERFETTE

«Alcuni si domandano se sia possibile che la pienezza sacramentale del matrimonio non escluda la possibilità di riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori di tale realtà nuziale».

Da questi elementi, presentati in aula e poi alla stampa, sembra passare la dottrina della gradualità teorizzata dai cardinali teologi Walter Kasper e Christopher Schoenborn, protagonisti entrambi di tesi di apertura, manifestate

con chiarezza dallo stesso Papa Francesco. Il Pontefice ieri mattina si è espresso con parole ferme nella messa celebrata a Casa Santa Marta, parlando dei dottori della legge che consideravano Gesù pericoloso per la dottrina. «Non sono capaci — ha spiegato Jorge Mario Bergoglio — di vedere i segni dei tempi. Perché questi dottori della legge non capivano?

Prima di tutto, perché erano chiusi. Erano chiusi nel loro sistema, avevano sistemato la legge benissimo, un capolavoro.

Per loro erano cose strane quelle che faceva Gesù: andare con i peccatori, mangiare con i pubblicani. A loro non piaceva, era pericoloso; era in pericolo la dottrina, quella dottrina della legge, che loro, i teologi, avevano fatto nei secoli. Avevano dimenticato che Dio è il Dio della legge, ma è il Dio delle sorprese

».