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Non giurate affatto.
Mt 5, 33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno»..  

 

Il riferimento qui è alla predicazione.

 

La Dottrina del Signore, non La si può dimostrare. Non devono essere pretese prove della veridicità della Dottrina del Signore. Prima di tutto, perché in colui che porta la Parola a conoscenza dei fratelli, e che è accompagnato dallo Spirito santo, lo Spirito del Signore, in colui, dicevo, si riconosce, nella sua parola appunto, che non rimane parola d’uomo da diventa Parola di Dio, una Forza straordinaria. Il nostro essere dovrebbe essere invaso dai brividi, quando ascoltiamo un messaggero di Dio che parla con la forza dello Spirito Santo.

 

Il messaggero veritiero non ha bisogno di giurare, perché la Forza della Sua Parola di per sé viene percepita come dimostrazione, come giuramento, di una Parola che è Verità. Il secondo motivo, per cui non si deve giurare, è perché nella spiegazione della Parola, lo spirito dell’oratore illuminato dallo Spirito di Dio è in grado di rispondere a tutte le domande, con cognizione di causa, essendo a conoscenza di tutti i collegamenti che possono spiegare la creazione e lo sviluppo dell’essere angelico e dell’essere umano.

 

Il giurare è un sovrappiù, è una volontà distorta di voler dare al nostro parlare uno spessore qualitativamente superiore. A noi non deve interessare quanto l’interlocutore crede o meno a ciò che è stato detto. Il contadino infatti, semina il seme e poi, come lui non sa, il seme cresce alimentandosi dai minerali presenti nel terreno.

 

Il nostro interesse deve rimanere all’interno della sola azione della semina della Parola di Dio, e alla spiegazione delle motivazioni per cui oggi siamo quel che siamo, cosa eravamo un tempo, e cosa saremo un domani.

 

La volontà stessa dell’uomo deve aderire a questa Buona novella senza essere da noi spinti a credere per forza nella nostra Parola; il seme cresce, ma in quale modo, il contadino non sa.