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Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
Mt 5, 17-19

Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

 

I sommi sacerdoti e i farisei nel corso del tempo avevano ripudiato quasi del tutto la Legge di Dio e vi avevano sostituito le proprie massime, più confacenti ad essi e ai loro mondani interessi, per opprimere e non per aiutare il popolo, le vedove e gli orfani.

Come si comportavano infatti i farisei verso i peccatori di ogni tipo? Essi accettavano, per il riscatto dei peccati degli altri, o del denaro o delle cospicue offerte d'altro genere ed in cambio rilasciavano poi ai peccatori una lettera di immunità per i peccati già commessi e nello stesso tempo, anticipatamente, anche per quelli che ad un individuo del genere, avrebbe fatto comodo commettere in avvenire, cosicché essi andavano dicendo a loro: “Se proprio non potete osservare la dura legge, è meglio che facciate offerte al Tempio!”. E così quei ministri del Tempio abolivano il Comandamento di Dio sostituendolo con le loro massime mondane ispirate al più grande egoismo, poiché l’unica loro preoccupazione era rivolta unicamente alla vita comoda a spese della povera e cieca umanità.

All’estremo opposto, il Signore non cambia nemmeno un trattino nella Legge di Mosè, ed è per questo motivo che i templari cercavano di ucciderLo, perché andava contro i loro precetti perversi, ma i suoi due comandamenti dell’Amore compenetrano, colmano e per conseguenza accolgono in sé tutti gli altri dieci comandamenti e tutte le esortazione dei profeti, quest’ultimi tutti lapidati dai farisei.

I due comandamenti sono: “Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso”

Quando Mosè dice: “Tu devi credere in un Dio solo, e accanto al vero Dio non devi avere alcun altro Dio estraneo e fatto di niente dei pagani!”, questo primo Comandamento lo adempi più che perfettamente se ami Dio sopra ogni cosa! Infatti potresti amare un Dio proprio sopra ogni cosa qualora prima non credessi senza alcuna possibilità di dubbio che Egli esiste veramente? Ma se tu, mediante il tuo amore per Lui, dimostri in maniera più che chiara e vivente che credi in un Dio, saresti capace, nel tuo grande amore per Lui, di diffamare, di disonorare e profanare il Suo Nome? Di certo mai in eterno! Infatti ciò che ad un essere umano è supremamente caro, egli lo onora nella misura maggiore possibile, anzi egli si opporrà con la massima decisione e molto seriamente a chiunque si azzarderà in un qualsiasi modo a disonorare l’oggetto del suo massimo amore.

Oppure non ti ribelleresti nel tuo animo se qualcuno tentasse di disonorare tuo padre che tanto ami? Se tu dunque ami Dio sopra ogni cosa, potrai mai arrivare al punto di profanare in qualche modo il Suo Nome? Se dunque queste cose le consideri attentamente in te, già al primo sguardo non può che riuscirti assolutamente chiaro che tanto il primo, quanto il secondo Comandamento di Mosè sono completamente contenuti nel solo Comandamento dell’amore per Dio.

Se tu ami ormai Dio certamente sopra ogni cosa, e appunto perciò anche Lo onori sopra ogni cosa, non desidererai ritirarti, e ciò quanto più spesso ti sarà possibile, dalle attività quotidiane del mondo per occuparti dell’oggetto del tuo ardentissimo amore? Sì, questo è certissimamente vero e sicuro. E vedi, è in ciò che consiste anche la verissima e giustissima celebrazione del Sabato comandata da Mosè, la sola che è valida al cospetto di Dio. Infatti poco o nulla affatto interessa il giorno in sé, ma quello che unicamente ha importanza è che tu, di giorno o di notte, rivolga il tuo pensiero volentieri a Dio nell’amore e nella pace del tuo cuore, e che ti intrattenga con Lui. E vedi, così pure il terzo Comandamento di Mosè risulta contenuto nel solo Comandamento dell’amore per Dio.

Chi, di conseguenza, ama veramente Dio sopra ogni cosa, Lo ha anche certamente riconosciuto ed ha una fede vivente, onora Dio anche sopra ogni cosa e senza dubbio Lo avrà sempre in cima ad ogni suo pensiero. E colui che fa così, non può peccare contro Dio. O può forse una sposa peccare in qualche modo contro il suo sposo che lei ama ardentemente e del quale sa che la ricambia con un amore ancora più ardente del suo? No, di sicuro, per la ragione che ambedue nei loro cuori si sono perfettamente unificati appunto attraverso l’amore. Chi però ama veramente Dio sopra ogni cosa, e quindi attraverso l’amore è diventato una cosa sola con Dio, costui amerà pure i suoi simili, come figli di uno stesso Padre, altrettanto quanto ama se stesso, e farà loro quello che ragionevolmente vuole che gli uomini facciano a lui.

Nel quarto Comandamento è comandato ai figli di amare i loro genitori. A questo mondo i genitori costituiscono certo in primissimo luogo il prossimo dei loro figli e li amano immensamente; essi li nutrono, li proteggono e li educano, e perciò si meritano certamente l’amore e il rispetto dei loro figli.

Se poi un figlio bene educato ama e onora i propri genitori, è evidente che non trascurerà nulla di tutto ciò che è gradito ai suoi genitori. E così un figlio preparerà anche per se stesso una vita lunga e sana e colma di benedizione sulla Terra; oltre a ciò un figlio che ama ed onora i propri genitori, amerà pure i propri fratelli e sorelle, e cercherà di far loro tutto il bene possibile.

E un figlio, od un uomo, che ama e rispetta i genitori nonché i propri fratelli e sorelle, amerà di certo anche i suoi simili, perché sa e riconosce che essi sono tutti figli dell’Uno e Medesimo Padre che è in Cielo.

Dall’originario vero amore per i genitori l’uomo viene dunque guidato al riconoscimento di Dio, di se stesso, nonché al giusto riconoscimento del proprio prossimo, e gli è ben presto e facilmente chiaro perché Dio ha creato gli uomini e cosa questi sono destinati tutti a diventare. Con ciò infine egli giunge sempre più all’amore per Dio, e attraverso questo amore anche al completamento della propria vera vita interiore-spirituale.

Ma chi ama ed onora in questo modo i propri genitori e i propri fratelli e sorelle, e anche gli altri uomini che rappresentano il suo prossimo, e perciò ama ed onora Dio sopra ogni cosa, potrà mai commettere peccato contro qualcuno? No assolutamente, perché egli non invidierà nessuno, non odierà, né maledirà nessuno, e nessuno verrà da lui ucciso né nel corpo, né nell’anima suscitando e coltivando sentimenti perversi. Egli terrà un comportamento onesto e ben costumato verso chiunque, lascerà volentieri a ciascuno il suo, non mentirà e non ingannerà nessuno, e qualora sia diventato il legittimo sposo di una donna, oppure qualora una giovane sia diventata sposa di un uomo, né il primo desidererà la moglie del suo prossimo, né la seconda sarà indotta a desiderare il marito della sua vicina.

Si potrà rilevare già molto bene come la Legge di Mosè e tutti i profeti siano contenuti nei due Precetti dell’amore, e come questi due Precetti  non significhino affatto l’abrogazione della Legge mosaica e degli altri profeti, ma che anzi ne costituiscano il pieno adempimento.