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Chi perderà la propria vita per Me, la salverà.
Lc 9, 23-26

 

Gesù diceva a tutti: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? 
Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi».
Parola del Signore.

 

 

La volontà di vivere significa una sicura vittoria sulla morte. Sulla Terra comunque non possiamo comandare alla morte, ma anche allora la morte del corpo può essere il passaggio alla Vita, se per questo la volontà dell’uomo è diventata potente da conquistare la Vita eterna.

 

Questa volontà di vita viene apprezzata da Gesù, benché avesse detto le Parole: “Chi ama la sua vita, la perderà e chi la perde, la vincerà.”

Chi pensa soltanto alla sua vita corporea, come la possa conservare, presto verrà a sapere che egli stesso è totalmente impotente e viene rimosso dalla Terra senza potersene difendere. Questa volontà di vita quindi non è intesa per essere vincitore sulla morte.

 

La vita autentica dell’anima dev’essere desiderata, e per questa Vita dev’essere impiegata la

volontà dell’uomo con tutta la forza, allora per lui non esiste più nessuna morte nell’Eternità, allora egli vivrà nella Luce e nella Forza e potrà essere ininterrottamente attivo per la propria felicità.

Allora ha davvero vinto la morte e l’uscita dell’anima dal suo corpo è un risveglio alla nuova Vita, alleggerita dall’involucro corporeo, libera da ogni materia e lo stesso in insospettata pienezza di Forza.

 

Gli uomini sulla Terra devono amare questa Vita e tendere soltanto a possederla per un determinato tempo, allora bramano la morte, allora vogliono dare la vita terrena per via dell’autentica Vita nell’Eternità. Ma gli uomini dipendono ancora molto di più dalla vita del loro corpo, temono di perderla, amano la vita terrena e per questo la perdono e la loro sorte è la morte.

E nuovamente non s’intende la morte del corpo, ma la morte dello spirito nella quale l’anima che ha amato la vita sulla Terra sprofonda inevitabilmente. E questa morte è peggiore di come l’uomo si possa immaginare, perché ha perduto sé stesso, ha perduto la vita terrena e la sua anima è senza luce e forza, totalmente impotente e nella più profonda oscurità.

 

La morte spirituale è un indescrivibile tormento, perché è consapevole di questa, cioè non è maturata al momento della morte, ma continua a vegetare nello stato tormentoso. Il desiderio per l’attività che rende felice potrà adempiere sempre soltanto il vivente, perché per questo ci vuole Forza che dimora soltanto in un essere vivente, mentre un essere senza forza è morto. Ma ciò che sulla Terra viene fatto dagli uomini mediante la forza vitale che affluisce a loro, può sussistere nell’attività puramente mondana che aumenta bensì i beni terreni-materiali, ma questi sono senza valore per il Regno spirituale, oppure anche in un’attività spirituale che produce dei tesori eterni e quindi garantisce anche una Vita nell’Eternità.

E per questo la volontà dell’uomo deve essere orientata sulla Vita eterna, affinché utilizzi poi la forza vitale per la conquista di Forza spirituale. Allora sarà vincitore sulla morte, perché allora gli è certa una Vita eterna ed egli non gusterà la morte in eterno.