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Siamo servi inutili.
Lc 17, 7-10

Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimbóccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». 

Cosa c'è dietro questo ammonimento del Signore? Si potrebbe definire "il dovere di fare le cose richieste". Naturalmente se uno sente il dovere di servire il padrone, non vi può essere alcuna traccia di amore. 

Ci siamo mai chiesti quale numero infinito di occupazioni completamente vuote e non spirituali abbiamo compiuto nel mondo, senza che noi stessi avessimo mai creduto in esse? Crediamo nelle grazie spirituali, o ci definiamo cristiani solo per non essere di scandalo a chi ci sta vicino?  Chiediamoci quale forza ci danno le nostre abitudini, le nostre certezze.  Le facciamo per amore o perché siamo abituati, o mal che vada costretti, a farle? 

Possiamo fare quello ciò che vogliamo, possiamo osservare i Comandamenti in maniera più rigida ancora di quanto faccia la luna con le sue fasi e la Terra con le sue stagioni, possiamo pregare giorno e notte e fare penitenza sul ferro rovente e possiamo digiunare e mortificarsi tanto da far sbalordire tutto il mondo, qualora questo potesse constatare le straordinarie opere della nostra penitenza; ma se non abbiamo l’amore, otterremo la nostra ricompensa per quello che avremo lavorato e che avremo fatto, però, non potremo mai indossare la veste dell’innocenza, perché non avremo avuto l’amore che certamente, unico e solo, è la vera veste dell’innocenza; e altri, coperti con la veste dell’innocenza, si libreranno al di sopra del nostro capo. 

Ma coloro che, invece di tutto ciò, hanno fatto proprio il solo ed infinitamente dolce Comandamento dell’Amore e l’hanno reso vivente nel proprio cuore, costoro mediante questo Fuoco interiore hanno già espulso da sé stessi ogni peccato e nella propria umiltà si sono pienamente purificati mediante l’Amore del Signore in loro, purché lo abbiano accolto fattivamente; e così dall’innocenza stessa purificata verrà preparata la veste dell’innocenza per coloro che avranno trovato non nella propria fede, bensì nell’umiltà e nell’amore. 

Infatti come sta scritto che innanzi a tutto si deve cercare il Suo Regno e che tutto il resto verrà poi dato in più quale un libero dono, vedete questo Suo Regno è appunto unicamente l’Amore! 

"Il Regno di Dio è da paragonarsi ad un pescatore che catturò molti pesci nella sua rete. E quando tirò la rete fuori dalle acque, trattenne i più grandi, i piccoli però li ributtò in mare". 

Quando il Signore tirerà fuori dall'acqua le reti piene delle nostre azioni sotto forma di pesci di ogni sorta, terrà quelle compiute con amore e getterà quelle piccole, fatte per un senso del dovere che, come vedete, non hanno alcuna consistenza alla Luce. 

Facciamo in modo che il nostro cuore si riempia e risvegliamoci all’amore. Finché non percepiremo in noi amore per Dio, ci sarà ancora da fare affinché le nostre azioni non vengano rigettare dentro il mare del pentimento.

Ricordiamoci di questo e sapremo dove alla fine si deve arrivare.