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Il granello di senape.
Mt 13, 31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Gesù sta lasciando Gesaira, è sulla barca con i discepoli e gli apostoli, intende dirigersi verso la valle del Kisjon che all’epoca era bagnata dal lago di Galilea, proprio come Gesaira. Seconda e terza parabola, dette subito dopo quella della zizzania che cresce insieme al grano buono.

Nella parabola del granello di senape, si può dedurre come l’uomo, o più precisamente l’anima dell’uomo, sia un vaso ricettore della vita proveniente da Dio. Il seme deve essere impiantato nel campo, che è il cuore dell’uomo, dove risiede la sua anima e dentro di essa, la scintilla dello Spirito di Dio. L’anima dell’uomo non è di gran lunga ancora la vita stessa; soltanto la piccolissima Scintilla nel centro dell'anima è quello che si denomina lo Spirito di Dio e che costituisce la vera vita. Questa Scintilla deve venire nutrita con del cibo spirituale che è la Parola di Dio. Attraverso questo nutrimento, l’anima può perfezionarsi e crescere, proprio come un albero, facendo uso spontaneo della Parola attraverso la quale essa deve necessariamente ed immancabilmente arrivare alla perfezione; sennonché, all'anima chiamata alla dignità di libera figlia di Dio, tale Parola, che serve a raggiungere lo scopo, non viene certo mai imposta, ma le viene semplicemente data come i materiali che sono necessari ad un savio architetto quando si tratta della costruzione di un edificio.

Sembra tutto facile, ma in realtà non lo è. Il Regno di Dio, per essere sviluppato nel cuore dell’uomo, deve aver prima aver combattuto contro le tendenze carnali  nell’anima. Nella misura in cui l’anima si incammina concretamente per le vie spirituali sempre più pure, nella stessa misura a lei si unisce poi anche il suo interiore e puro spirito dall’Aldilà. E quando essa, per mezzo del suo intelletto fattosi sempre più puro (uccelli che fanno il nido tra i sui rami) e per mezzo della sua volontà resasi così sempre più libera, si è completamente spogliata di tutto ciò che è del mondo, allora essa si è fatta simile al proprio spirito ed è una cosa sola con lui, unificazione questa che noi vogliamo chiamare Regno di Dio o rinascita spirituale. E così essa diventa una cosa sola con il proprio spirito, pure essendo ancora nel proprio corpo, e potrà fare precisamente quello che può fare il Signore, quale appunto uno spirito riunito alla sua anima.

Cerchiamo quindi di elevare tutti i nostri pensieri e le nostre opere, in modo che possono trovare supporto tra le ramificazioni della volontà di Dio. Il Regno di Dio è in mezzo a noi, è un granello di senape a cui vanno dedicate tutte le attenzioni possibili.

Se non gli si dà acqua, il seme muore, e così avviene per il Regno di Dio.