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Quanti Lo toccavano venivano salvati.
Mc 6, 53-56

Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.


Gesù sbarca a Gennèsaret e vi si trattiene per parecchio tempo; essendo questa città libera poteva esser al sicuro da qualunque attacco tanto da parte di Gerusalemme che del Tempio e tanto di più da parte di Erode, perché questa località si trovava sotto l'immediato e severo controllo dei romani, i quali vi tenevano un campo militare permanente, sottoposto al comando di Cafarnao.

A Gennèsaret l’aria era dannosa, funesta, perniciosa, ma soltanto per gli stranieri. Per coloro che erano del posto l’aria e l’acqua erano del tutto innocue.

Bastava che qualche forestiero si trattenesse anche un paio di giorni per cadere poi ammalato così gravemente da non poter abbandonare il letto non di rado per un anno intero.


Si capisce che con molta difficoltà si potevano trovare dei lavoratori per questa zona e svilupparne il commercio, visto che viaggiatori e forestieri evitavano questa località come la peste se non avevano affari urgentissimi. La mortalità era minima, a dire il vero, ma tanto più grande era il numero dei sofferenti.

Gesù guarì tutti coloro che, riconosciutoLo, si avvicinarono al luogo ove risiedeva. A coloro che non andarono da Gesù, l'aiuto non venne dato, poiché in tutto il paese non c'era nessuno che fosse così tanto ammalato da non poter fare la strada fino al Signore.


Anche la nostra malattia è subdola, ma ben più grave di quella che affliggeva i forestieri che si trovavano in Gennèsaret. Noi. È vero, corporalmente siamo sani del tutto, ma nell’anima siamo ammalati di più di quanto lo fossero costoro nel proprio corpo.


E il Signore sarebbe molto felice se potesse guarire così le nostre anime come guarì i corpi ammalati. Ma questa cosa non è tanto facile, perché ogni anima deve essere medico di se stessa. Questo è il processo di autoformazione per raggiungere la vera libertà interiore.


Ma a noi ha già dato la medicina spirituale, e se ne faremo davvero uso, riacquisteremo la salute della nostra anima, e in grazia di ciò diventeremo dei veri figli di Dio.


La Parola che ci è stata data è la nostra medicina spirituale, e deve venire osservata nella sua integrità, senza precetti aggiunti o variazioni apportate dagli uomini.