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Chi ama la sua vita terrena, perde quella spirituale.
Gv 12, 24-26

Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà». 

 

La volontà di vivere significa una sicura vittoria sulla morte. In questa vita terrena non possiamo comandare alla morte, però la morte del corpo può essere il passaggio alla Vita, se per questo la volontà dell’uomo è diventata potente da conquistare la Vita eterna. Se il chicco di grano, caduto sulla terra non muore (a se stesso), rimane solo.

Questa volontà di vita viene apprezzata dal Signore, benché avesse detto le Parole: “Chi ama la sua vita, la perderà e chi la perde, la vincerà.”

Chi pensa soltanto alla propria vita corporea, e a come possa conservarla, presto verrà a sapere che egli stesso è totalmente impotente e viene rimosso dalla Terra senza potersene difendere. Questa volontà di vita quindi non è sufficiente per essere vincitore sulla morte.

La vita autentica dell’anima dev’essere desiderata, e per questa Vita dev’essere impiegata la volontà dell’uomo con tutta la forza, allora per lui non esiste più nessuna morte nell’Eternità, allora egli vivrà nella Luce e nella Forza e potrà essere ininterrottamente attivo per la propria felicità.

Allora ha davvero vinto la morte e l’uscita dell’anima dal suo corpo è un risveglio alla nuova Vita, alleggerita dall’involucro corporeo, libera da ogni materia e in insospettata pienezza di Forza.

Gli uomini devono voler amare questa Vita spirituale tendendo solamente a possederla per un determinato periodo di tempo; essi allora bramano la morte, vogliono donare la vita terrena a causa dell’autentica Vita nell’Eternità. Ma gli uomini dipendono ancora molto dalla vita del loro corpo, temono di perderla, amano la vita terrena e per questo la perdono e la loro sorte è la morte.

E nuovamente non s’intende la morte del corpo, ma la morte dello spirito nella quale l’anima che ha amato la vita sulla Terra sprofonda inevitabilmente. E questa morte è peggiore di come l’uomo si possa immaginare, perché ha perduto sé stesso, ha perduto la vita terrena e la sua anima è senza luce e forza, totalmente impotente e nella più profonda oscurità.

La morte spirituale è un indescrivibile tormento, perché è consapevole di questa, cioè non è maturata al momento della morte, ma continua a vegetare nello stato tormentoso. Il desiderio per l’attività che rende felice potrà adempiere sempre soltanto il vivente, perché per questo ci vuole Forza che dimora soltanto in un essere vivente, mentre un essere senza forza è morto.

Ciò che sulla Terra viene fatto dagli uomini mediante la forza vitale che affluisce a loro può persistere nell’attività puramente mondana che aumenta bensì i beni terreni-materiali, ma essi sono senza valore per il Regno spirituale, oppure dedicarsi ad un’attività spirituale che produce dei tesori eterni e quindi garantisce anche una Vita nell’Eternità.

Per questo motivo la volontà dell’uomo deve essere orientata sulla Vita eterna, affinché utilizzi poi la forza vitale per la conquista di Forza spirituale. Allora sarà vincitore sulla morte, perché allora gli è certa una Vita eterna ed egli non gusterà la morte in eterno.

 

“Fate in modo, al più presto dentro di voi, che la meraviglia venga suscitata piuttosto dal Mio Amore, allora non vi meraviglierete più così tanto della Mia Sapienza, quanto piuttosto della Vita eterna, la quale è l’Amore e la Causa originaria di ogni sapienza.”