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S. Giovanni evangelista.
Gv 20, 2-8

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Una certa parte di eruditi sostiene la tesi che il Vangelo di Giovanni non sia stato scritto di suo pugno. Io però dico che è scritto di suo pugno.

Certamente, finché egli andava in giro con Gesù Cristo come apostolo, scriveva solo dei frammenti, annotando le cose più degne di essere ricordate. Ma nel suo cosiddetto esilio nell’isola di Patmos – che per lui però non era affatto un esilio, in quanto con questa proscrizione un romano retto e potente lo aveva solo sottratto alla furia persecutoria degli ebrei – nella fortezza del greco Cado, il quale viveva temporaneamente anche a Gerico, egli poté mettere incontestato nel giusto ordine il suo Vangelo, al fianco di Maria, e in esso annunciò per i posteri solo quel tanto che era necessario per la loro beatitudine.

Di tutto il resto invece egli disse, alla fine, che il Signore aveva fatto e insegnato ancora moltissime cose che non stavano scritte in quel Libro, e che se qualcuno le avesse scritte nei libri, il mondo non le avrebbe comprese. E con questa fondata osservazione egli concluse il suo Vangelo – quasi proprio nel tempo in cui Gerusalemme veniva distrutta dai Romani.

Dopo di che Giovanni visse ancora per parecchio tempo e mise su pergamena le sue visioni con il titolo di “Apocalisse di Giovanni”.

In questa occasione egli certo molte volte fu aiutato nello scrivere da un amico a lui affezionato oltre misura, perché a quel tempo aveva già un’età di oltre cento anni. Questo suo amico si chiamava pure lui Giovanni, nome che però si era fatto dare da Giovanni nell’occasione in cui l’evangelista lo battezzò ed effuse su di lui lo Spirito Santo. Infatti di nascita questo amico di Giovanni era un greco e aveva naturalmente anche tutt’altro nome, che per noi ha poca o nessuna importanza, perché egli non aveva affatto una celebrità storica sebbene appartenesse alla servitù del greco Cado.

E così ora sappiamo anche come stanno le cose, secondo verità, riguardo a Giovanni; egli è, era e rimane il Suo prediletto, e chi vive e agisce secondo il suo Vangelo, costui sarà ritenuto dal Signore prediletto come lui.

 

Ritorniamo al brano del Vangelo.

La corsa è indice di una grande attività; questa attività è sintomo dell’amore per Dio e per i fratelli. Non pensate che nell’aldilà ci aspetti “l’eterno riposo”; anzi la vita eterna è contraddistinta da una intensa attività per perfezionare infinitamente il proprio essere, aiutare i fratelli celesti dotati di pochissima luce e per aiutare i fratelli ancora nella vita terrena.

Una donna perdutamente innamorata del Signore corre e porta la notizia ai due apostoli; è una corsa angosciosa, una ricerca di aiuto; hanno portato via ciò in cui consisteva la vita della Maddalena; sette erano le donne al sepolcro, dotate di varia fede. Una sola è colei che, nell’angoscia, corre e cerca aiuto.

Gli apostoli erano nascosti, per paura di ritorsioni da parte dei giudei. In due di loro la notizia portata dalla Maddalena ha un effetto dirompente; Pietro, che rappresenta la fede, e Giovanni, che impersonifica l’amore, escono allo scoperto e corrono lì, dove il Signore era stato deposto.

Come vedremo ben presto, un paio di aspetti contraddistinguono il comportamento dei due apostoli.

L’amore corre più veloce della fede; non pensate che Pietro sia stato più goffo o più anziano di Giovanni. Qui il significato è ben altro, come vedremo più avanti. In un tale amore vi è posto per moltissime cose; nella fede invece c’è posto soltanto per qualcosa di definito e limitato, e ciò secondo il detto: “Fino a qui e non più oltre!”.

All’amore non servono le prove, alla fede sì; Pietro entra nel sepolcro, mentre Giovanni si fermò, guardò dentro e "vide"; ci sono tre parole greche usate in questo testo e tutte e tre sono state tradotte con “vedere”; qui (riferito a Giovanni, versetto 5) la parola significa percepire e capire, e comprende la ricerca e l'intuizione. Quando Pietro entrò e vide, la parola usata è theaomai dalla quale noi traiamo la nostra parola teatro, cioè egli guardò con attenzione.

Le bende erano a terra, ma il sudario che Gli era stato posto sul capo, era piegato a parte. Ricordiamo che Giuseppe e Nicodemo avevano avvolto il corpo del Signore nel lino e lo avevano sigillato con la mirra e l'aloe, che formavano una sorta di colla che chiudeva ermeticamente il corpo.

Il corpo glorioso, trasfigurato, di Gesù esce dalle bende senza dover essere  srotolate, e il sudario, secondo il mio personale intendimento, per piegato deve intendersi che doveva aver mantenuto la forma del viso e del capo. Non piegato quindi nel senso di “steso”, ma nel senso che ha mantenuto la forma di ciò che ricopriva.

Quando Giovanni entrò nel sepolcro e vide, la parola “vide” significa conoscere. Egli conobbe e credette ancora prima di aver visto il Cristo risorto. Entrambi gli apostoli videro, ma solo Giovanni credette.

Cosa voglio dire con queste parole? Giovanni vede molto più in la di Pietro. Pietro vede con la fede, Giovanni vede con l’amore. La fede può molto, l'amore può tutto. Pietro, è davvero una roccia nella fede, ma Giovanni è puro diamante nell'amore, ed è per questo motivo che egli vede anche più profondamente di tutti gli apostoli. Perciò egli è il vero e proprio biografo del Signore. Esso gli ha dato da scrivere molte cose che saranno per tutti gli apostoli degli enigmi.

Atteniamoci quindi a cosa ci detta l’amore, e vedremo molto più nitidamente ciò che ci impone la fede.