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Egli è quell'Elia che deve venire. 
Mt 11, 11-15

In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
Chi ha orecchi intenda.

Negli scritti di Sant’Antonio da Padova, lo stesso, in un passo, menziona il modo di giurare presente nell’Antico Testamento; esso si riassumeva nel detto: ”Il Signore vive!” o in una frase simile. Nel Nuovo Testamento invece si giura con: “In verità vi dico”. E’ da sottolineare il fatto che solo Giovanni ripete due volte la stessa frase (In verità, in verità vi dico), proprio come “il vostro parlare sia: si, si; no, no”, mentre gli altri tre evangelisti lo indicano una sola volta.

E’ una verità fondamentale quindi quella che ci viene esposta oggi: “nessun uomo nato da donna è stato più grande di Giovanni Battista.” Cosa intende dirci il Signore con questa frase è presto detto e l’ulteriore affermazione “Giovanni è quell’Elia che deve venire” ci aiuta in tal senso.

In Giovanni è presente (si è incarnato) lo spirito dell’arcangelo Michele, un grande angelo dei Cieli. Ecco perché, data l’importanza dell’angelo, nessun’uomo nato da donna è più grande di Giovanni Battista. Ma ciascun uomo che lascia plasmare il proprio essere all’essere di Cristo  e la propria volontà a quella del Signore, ecco, nei Cieli questi piccoli uomini saranno più grandi degli angeli.

Perché? Perché gli uomini hanno dovuto affrontare un percorso di autoformazione nella conoscenza del proprio Dio; hanno scelto liberamente di amarLo non conoscendolo (inizialmente) per niente. L’amore è stato la loro strada maestra, e l’amore porta sempre a Dio.

Per essere chiamati figli di Dio si deve riuscire a riconoscere Dio al di fuori di Esso, come lo siamo noi proprio oggi. Ecco perché “il Regno di Dio soffre violenza”. Si deve fare violenza alle bramosie della nostra carne, che di per sé sono cattive, perché ci allontanano da Dio.

Se noi usiamo violenza verso le nostre inclinazioni materiali (orgoglio, egoismo, avidità, lussuria, invidia, fornicazione, ecc.), domineremo la nostra carne e lo spirito (la scintilla di Dio) in noi si farà sempre più lucente, facendoci vedere, poco a poco, chi realmente siamo.

Intendo dire che se noi siamo in una stanza buia, non potremo riconoscerci e le riconoscere le cose che ivi sono presenti se non toccandole con mano. Ma se un piccolo bagliore si accende nella stanza, già potremo vedere i contorni delle persone e delle cose, e se questa luce si accende sempre più i dettagli assumeranno forme sempre più particolareggiate fino alla completa e perfetta visione degli stessi.

Ecco, la violenza alle tendenze carnali permette che lo spirito acquisti forza, spirito che è nel cuore della nostra anima. Ma se lo spirito illumina l’anima, grazie a questa battaglia che di giorno in giorno fa sì che lo spirito acquisti sempre più forza, l’anima avrà la capacità di comprendere da dove viene e dove è diretta, acquistando così la coscienza di sé stessa.

E’ dalla conoscenza di se stessi che deriva la conoscenza del Dio vivente e di conseguenza l’amore per Lui. Non si può amare veramente una persona se non la si conosce.

Ora abbiamo l’angelo com’è propriamente e realmente in noi e fuori di noi, nel Signore e fuori del Signore. Ascoltiamo sempre la sua voce in ciascuno di noi, poiché prima che il Signore venga, viene sempre il Suo Giovanni con la sferza in mano e una voce molto tagliente nel petto, come la voce del grande predicatore nel deserto.

Quando però ci saremo convertiti con una vera e seria penitenza, soltanto allora segue la grande cena prima del grande giorno della redenzione, e infine la resurrezione dalla morte Amen;

 

questo dice il Vostro amorevolissimo santo Padre Amen, Amen, Amen.