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Santissima Trinità.
Mt 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

 

Chi videro, dunque, con che cosa Lo videro, e come Lo adorarono? Essi videro Il Signore, con che cosa? Lo videro con i loro occhi, e con che cosa Lo adorarono? Con la loro bocca. Perché dunque Lo adorarono? Perché da quel segno seppero Chi era Gesù; Gesù era il Signore. E come avevano potuto capire che Gesù era il Signore? Dal ricordo del Suo Insegnamento, per le Sue azioni e per il miracolo della Sua Resurrezione.

 

Noi a che punto siamo?

 

Noi veramente non Lo vediamo con i nostri occhi, ma tanto più Lo vediamo con le nostre orecchie e con gli occhi dell’anima, che sono la nostra buona capacità di capire. Il vedere con gli occhi è il meno, perchè le immagini che rientrano in questo vedere non prendono consistenza. È giusto il vecchio proverbio che dice: "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!".

 

Ma ciò che noi percepiamo con le orecchie è già più duraturo; infatti una parola sentita possiamo ripeterla in qualsiasi momento fedelmente così come l’abbiamo sentita. Ma proviamo a fare lo stesso con un oggetto visto. Oggetti, immagini e concetti che l’orecchio ha percepito restano fissati, e ciò molto fedelmente; ed è in seguito a questa precisione che possiamo parlare, e in diverse lingue, e ciò che abbiamo udito, o letto, sì, perfino guardato, possiamo ripeterlo fedelmente così come l’abbiamo udito, letto o guardato, e questo dopo periodi di tempo abbastanza lunghi, senza che l’impressione sia ancora minimamente cancellata, mentre in conseguenza della nostra vista non siamo in grado di riprodurre fedelmente, così come la vediamo, neanche un’immagine che sta davanti a noi. Da ciò, dunque, risulta chiaramente che il guardare con l’orecchio è incomparabilmente superiore al guardare con l’occhio. Dunque è anche molto meglio udire in modo comprensibile il suono di una parola, che guardare la forma esteriore di un’immagine.

 

Un cieco può essere benissimo un saggio, ma un muto non ci riuscirà facilmente, poiché il mutismo è di solito la conseguenza della sordità. E tuttavia i muti solitamente hanno una vista molto più acuta di coloro che odono e perciò non sono muti. Da ciò risulta di nuovo che il guardare con l’orecchio è molto superiore al guardare con l’occhio. Il guardare con l’occhio può bensì incantare e sorprendere qualcuno, specialmente se appaiono oggetti di grande rarità, ma l’insegnamento lo riceve solo l’orecchio. Da ciò risulta di nuovo che è meglio udire che vedere. Poiché ciò che entra dall’udito, illumina e ordina la ragione; ciò che invece entra dall’occhio, non è raro che la confonda enormemente. Così però anche noi Lo vediamo ogni giorno, e ciò mediante l’orecchio del nostro corpo quando leggiamo la Sua Parola, e mediante l’orecchio della nostra anima che è il nostro miglior capire; e perché Lo vediamo così, come Lui risorge anche presso di noi, allora Lo riconosciamo molto bene ed anche Lo adoriamo, e ciò con il nostro intelletto e perciò anche con la nostra bocca.

 

Questo era già sufficiente, da parte di coloro che Lo videro dopo la Resurrezione e Lo adorarono, per ottenere la vita eterna?Le tre domande che Pietro ricevette , se Lo amasse, mostrano più che a sufficienza che il solo vedere e successivo adorare non bastano ancora per ottenere il Suo Regno e con esso la vita eterna, così come non è sufficiente soltanto dire: "Signore, Signore!".

 

Proprio così però Lo vediamo anche noi, quando leggiamo la Sua Parola, e anche Lo adoriamo, per mezzo dell’intelletto e dell’attenzione con cui leggiamo la Sua Parola. Perciò anche noi possiamo dire: "Ti vediamo e Ti adoriamo!". Ma Lui appare ancora una volta e chiede a noi Pietri non solo tre volte, ma tante volte: "Mi amate voi?". Allora la nostra bocca dice: "Sì!". Ma se si guarda meglio nel nostro cuore, non raramente si vede uguale a una noiosa giornata d’autunno, avvolta in ogni genere di sporca nebbia mondana, e a causa della tanta nebbia non si riesce a scorgere se questo "Sì" è scritto sul serio in fondo al nostro cuore a lettere fiammeggianti.

 

Può ben essere che ci sia scritto dentro, ma perché tante nebbie, che non raramente oscurano a tal punto il cuore, da non poter più distinguere bene quest’iscrizione vivente dell’amore per Lui? Via dunque queste nebbie! Via il solo vedere ed adorare, affinché questa iscrizione, che è un’opera dell’attività secondo la Parola, divenga completamente visibile in una maniera tutta viva come Lui Stesso alla fine Lo diventi in conseguenza della luce sempre più chiara di questa iscrizione vivente e santificata nel nostro cuore!

Nel discorso di Gesù ci viene detto che i Suoi discepoli, che diffonderanno la Sua vera Dottrina di Vita, debbano battezzare, cioè fortificare coloro che la avranno pienamente e positivamente accettata, con l’imposizione delle loro mani in Nome del Padre, che è l’Amore, in Nome del Figlio, che è la Parola o la Sapienza del Padre, e in Nome dello Spirito Santo, che è la Volontà onnipotente del Padre e del Figlio.

Ma il corpo di Gesù è la Figura glorificata del Padre, a causa degli uomini e degli angeli, affinché il Signore sia per loro un Dio comprensibile e visibile e anche noi possiamo ora vederLo, ascoltarLo e parlarGli, e tuttavia vivere. Prima infatti era detto che nessuno poteva vedere Dio e tuttavia vivere. Gesù è dunque universalmente Dio, ed in Lui c’è il Padre, nonché la Sapienza emanante dal Padre secondo il Suo Amore; e la Forza che emana, secondo la Sua onnipotente Volontà, e che riempie dappertutto lo spazio eternamente infinito e la cui influenza giunge dappertutto, è lo Spirito Santo.

A chi sarà battezzato nella Sua Parola e nel Suo Nome, verrà deposta nel cuore delle loro anime la Scintilla spirituale del Suo Amore; tuttavia questa non crescerà se l’educazione che verrà loro impartita non sarà buona, ma crescerà invece se l’educazione si manterrà conforme all’Ordine via via indicato, secondo il quale è bene formare anzitutto l’animo e, attraverso di esso, l’intelletto. Ora l’animo viene educato mediante il vero amore, nonché mediante la mansuetudine e la pazienza.

Già nei loro teneri anni insegniamo ai bambini ad amare il Padre che è nel Cielo, e mostriamo loro quanto Egli sia buono e amoroso, e come tutto quanto esiste Egli l’abbia creato in maniera sovranamente bella e buona  unicamente per il bene del genere umano, e quanto Egli sia affezionato particolarmente ai piccoli figlioletti che Lo amano sopra ogni cosa; facciamo notare loro in ogni occasione che tutto questo lo dispone, lo fa e lo fa fare così il Padre nel Cielo, ed allora avvieremo verso il Signore i cuori dei piccoli, e il Suo Amore ben presto comincerà a crescere rigoglioso in loro.