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L'incontro tra Gesù e Nicodemo.
Gv 3, 16-21  

Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti,non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Come poteva capire Nicodemo i discorsi che il Signore gli stava facendo? Esso era rettore di Gerusalemme, conosceva a menadito le Sacre Scritture, avrebbe dovuto comprendere le parole di Gesù. Ma la luce non è data a coloro che sono dotati di un buon intelletto, ma solamente a coloro che hanno sviluppato una volontà di amore con conseguenti azioni. Ed infatti Nicodemo brancola nel buio, proprio lo stesso buio della notte in cui va a trovare Gesù, appena fuori Gerusalemme. Cosa intendeva Gesù quando dice che l’elevazione del Figlio dell’uomo doveva essere simile a quella del serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto? Inoltre, come e perché potevano avere la vita eterna tutti coloro che avessero creduto in questo Figlio dell’uomo, che sarà innalzato come il serpente di Mosè?

Si chiedeva Nicodemo: "Chi è questo Figlio dell’uomo? Dov’è Egli ora? Cosa fa’? Discenderà anch’Egli dai Cieli come Enoch ed Elia? Verrà generato? Cosa devono pensare gli uomini, che non Lo hanno mai visto, del Figlio dell’uomo? Come può venire sulla Terra, se risiede sempre in Cielo? Dove verrà Egli innalzato e quando?"

Non poteva essere diversamente, poiché Nicodemo giaceva nella notte del mondo e non poteva scorgere la Luce che è venuta dai Cieli ad illuminare la notte tenebrosa di questo mondo. Ora essa comincia lievemente ad albeggiare in Nicodemo, ma non è ancora in grado di percepire Chi gli sta davanti.

Che differenza c’è quindi tra Figlio di Dio e Figlio dell’uomo? Adesso Gesù parla pure di un unigenito Figlio di Dio, che Dio inviò nel mondo per Amore. Il “Figlio dell’uomo” e il “Figlio di Dio” sono un solo e medesimo essere?

Dio è Amore, e il Figlio è la sua Sapienza. Guardate Gesù! Ha un corpo, una testa, mani e piedi. Il capo, il corpo, le mani e i piedi sono carne e questa carne è un Figlio dell’uomo, perché ciò che è carne procede dalla carne. Però in questo Figlio dell’uomo, che è fatto di carne, dimora la Sapienza di Dio e questa è l’Unigenito Figlio di Dio. Dunque non l’Unigenito Figlio di Dio, ma solo il Figlio dell’uomo dovrà essere innalzato come il serpente di Mosè nel deserto, perciò molti si scandalizzeranno. E a coloro che non si scandalizzeranno, ma crederanno e rimarranno fedeli al Suo Nome, Egli darà il potere di essere chiamati figli di Dio e la loro vita e il loro regno non avranno più fine. 

Il Signore inizia a dare cenni più comprensibili per Nicodemo sull’incarnazione del Figlio e sulla missione come Figlio di Dio e Figlio dell’uomo.

Come abbiamo detto, Dio è Amore, e il Figlio è la Sua Sapienza. Dio non ha mandato il Suo Unigenito Figlio (la Sapienza Divina) nel mondo (ad incarnarsi nella forma umana) per giudicarlo (distruggerlo), ma perché divenga, per Suo tramite, pienamente beato, cioè affinché la carne non perisca, ma risorga con lo spirito a vita eterna. (Con la parola “carne” bisogna intendere qui non tanto il corpo umano, quanto il complesso delle tendenze carnali dell’anima). Per raggiungere questo stato è necessario che le impure tendenze carnali vengano annientate dalla fede, ovvero dalla fede nel Figlio dell’uomo, proceduto da Dio fin dall’eternità e venuto in questo mondo, perché coloro che crederanno e rimarranno fedeli al Suo Nome abbiano vita eterna.

Chiunque crederà in Lui non verrà mai più in eterno giudicato, né potrà mai perire. Chi, invece, si scandalizzerà del Figlio dell’uomo e non crederà in Lui, egli è dunque già giudicato. Infatti, se egli non vuole e non può credere, essendo spinto dai suoi sentimenti di superbia a scandalizzarsi del Nome e dell’esistenza del Figlio dell’uomo, questo è già, di per sé, il suo giudizio.

Nicodemo, nonostante non riesca a scorgere questo Figlio dell’Uomo in Gesù, percepisce che il Giudizio consiste solo nella mancanza di fede! Incredibile…. l’incredulità in se stessa racchiude il pieno significato di Giudizio!

E infatti il Giudizio è questo: sebbene la Luce di Dio sia stata inviata dai Cieli nel mondo, gli uomini, tratti fuori dalle tenebre e posti nella luce, dimostrano tuttavia di amare di più l’oscurità, in cui erano avvolti, che non la Luce divina che sfolgora davanti ai loro occhi. Questi sono gli stessi che poi operano anche malvagiamente, e chiunque si compiace di tali cose e agisce di conseguenza, è nemico della Luce. Egli la odia e farà di tutto perché non si faccia Luce intorno a sé. Poiché le sue perfide opere non sono tollerate dalla Luce, anzi sono da questa giudicate, egli non vuole che appaiano in tutta la loro oscenità e che vengano condannate.

Il Giudizio quindi non consiste né in diluvi, né in guerre, né in pestilenze e meno ancora in fuochi divoranti, ma unicamente nell’incredulità in se stessa: questi eventi piuttosto raffigurano le punizioni che conseguono al Giudizio.

Se ami camminare di notte, la tua anima è già stata giudicata; infatti tu preferisci la notte al giorno. Invece, e questa ne è la conseguenza, se tu inciampi con facilità e ti fai male, oppure cadi addirittura in una fossa, allora l’urto o la caduta non è più il Giudizio, ma la conseguenza del Giudizio, che grava su di te avendo amato la notte ed odiato il giorno.

Ma se tu sei invece amico del giorno, della Luce e della Verità da Dio, allora agirai in conformità a questa e desidererai ardentemente che le tue opere vengano alla Luce e siano manifestate a tutti. E poiché sai che le tue opere, fondate nella Luce della Divina Verità, sono buone e giuste e meritano, quindi, di essere apertamente lodate e ricompensate. Chi è amico della Luce, non camminerà di notte ma di giorno, e riconoscerà subito la Luce, perché procede dalla Luce. Tale Luce è chiamata fede del cuore. Chi crede quindi nel Figlio dell’uomo e crede che Egli sia una Luce che arriva da Dio, egli ha già in sé la Vita, ma chi non crede ha già in sé il Giudizio, che è appunto la mancanza della stessa fede.

Ormai è tutto chiaro nella mente di Nicodemo, tranne che per la venuta di questo Divino Figlio dell’uomo senza il quale, queste parole non possono trovare compimento.

Com’è difficile riconoscere il Signore, anche quando ci sta di fronte! Allora Gesù invita Nicodemo ad andare da Giovanni, che è predisposto a raddrizzare i sentieri (e i pensieri) che portano alla conoscenza del Signore. Là Nicodemo imparerà a conoscerLo!

Ma ecco che in Nicodemo avviene un grande tumulto. Sente di amare il Signore più di quanto abbia finora amato qualunque cosa cara e questo stesso amore gli suggerisce, in qualche modo, che è proprio Gesù la Persona per la quale voleva indirizzarlo a Giovanni in Enon.

E anche se il cuore sbagliasse, resta pur vero che Nicodemo ora ama con tutto il cuore, avendo riconosciuto Gesù quale grande Maestro della vera Divina Sapienza.  

L'amore (verso il prossimo) è l'unica via per ricevere la Luce divina e grazie a questa ci è possibile riconoscere dove risiede l'errore nelle cose che ci si presentano innanzi. Noi nasciamo con un amore invertito (l'amore per se stessi), ma facendo violenza a noi stessi e dirigendo verso il prossimo, e quindi di conseguenza verso Dio, questo amore, rientriamo nello stesso Amore divino e perciò avremo la Sua Forza, perchè l'Amore è la Forza che ha generato noi stessi e tutta la Creazione.

Ma se ci manca questa Forza, e quindi l'amore, rimaniamo fermi nel "ponte" che ha Gettato Gesù Cristo con la sua morte in croce, e siamo incapaci di progredire verso la casa del Padre.