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Siamo servi inutili.
Lc 17, 5-10

Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

 

Cosa c'è dietro questo ammonimento del Signore? Si potrebbe definire "il dovere di fare le cose richieste". Naturalmente se uno sente il dovere di servire il padrone, non vi può essere alcuna traccia di amore. 

 

Ci siamo mai chiesti quale numero infinito di occupazioni completamente vuote e non spirituali abbiamo compiuto nel mondo, senza che noi stessi avessimo mai creduto in esse? Crediamo nelle grazie spirituali, o ci definiamo cristiani solo per non essere di scandalo a chi ci sta vicino?  Chiediamoci quale forza ci danno le nostre abitudini, le nostre certezze.  Le facciamo per amore o perché siamo abituati, o mal che vada costretti, a farle? 

 

Possiamo fare quello ciò che vogliamo, possiamo osservare i Comandamenti in maniera più rigida ancora di quanto faccia la luna con le sue fasi e la Terra con le sue stagioni, possiamo pregare giorno e notte e fare penitenza sul ferro rovente e possiamo digiunare e mortificarsi tanto da far sbalordire tutto il mondo, qualora questo potesse constatare le straordinarie opere della nostra penitenza; ma se non abbiamo l’amore, otterremo la nostra ricompensa per quello che avremo lavorato e che avremo fatto, però, non potremo mai indossare la veste dell’innocenza, perché non avremo avuto l’amore che certamente, unico e solo, è la vera veste dell’innocenza; e altri, coperti con la veste dell’innocenza, si libreranno al di sopra del nostro capo. 

 

Ma coloro che, invece di tutto ciò, hanno fatto proprio il solo ed infinitamente dolce Comandamento dell’Amore e l’hanno reso vivente nel proprio cuore, costoro mediante questo Fuoco interiore hanno già espulso da sé stessi ogni peccato e nella propria umiltà si sono pienamente purificati mediante l’Amore del Signore in loro, purché lo abbiano accolto fattivamente; e così dall’innocenza stessa purificata verrà preparata la veste dell’innocenza per coloro che avranno trovato non nella propria fede, bensì nell’umiltà e nell’amore.

 

Infatti come sta scritto che innanzi a tutto si deve cercare il Suo Regno e che tutto il resto verrà poi dato in più quale un libero dono, vedete questo Suo Regno è appunto unicamente l’Amore! 

 

"Il Regno di Dio è da paragonarsi ad un pescatore che catturò molti pesci nella sua rete. E quando tirò la rete fuori dalle acque, trattenne i più grandi, i piccoli però li ributtò in mare". 

 

Quando il Signore tirerà fuori dall'acqua le reti piene delle nostre azioni sotto forma di pesci di ogni sorta, terrà quelle compiute con amore e getterà quelle piccole, fatte per un senso del dovere che, come vedete, non hanno alcuna consistenza alla Luce. 

 

Facciamo in modo che il nostro cuore si riempia e risvegliamoci all’amore. Finché non percepiremo in noi amore per Dio, ci sarà ancora da fare affinché le nostre azioni non vengano rigettare dentro il mare del pentimento. Da Gesù ci sono stati dati i due Comandamenti dell’Amore, perché perché se osserviamo questi due, tutti gli altri Comandamenti cadono, perché si rivolgono sempre soltanto contro la dimostrazione del disamore.

 

Può ben essere detto che i Comandamenti dati a Mosé, hanno compimento nei due Comandamenti dell’amore per Dio ed il prossimo, perché soltanto ai tempi di Mosé era necessario, che le manchevolezze degli uomini venissero menzionate singolarmente, per ricondurre l’uomo nello stato della giustizia, dove ognuno dovrebbe fare al suo prossimo ciò che egli stesso desiderava.

 

Perché ogni peccato è un’infrazione contro l’amore, e l’umanità viveva nel peccato, sia al tempo di Mosé, sia anche al tempo dell’Incarnazione del Signore. L’amore si era raffreddato, l’uomo non rispettava più il prossimo, nulla gli era sacro, né il possesso né la vita del prossimo.

 

Non si spaventava di nulla, si trovava nel potere dell’avversario, e tramite dei profeti doveva essere presentato loro sempre di nuovo la peccaminosità del loro intraprendere ed a stimolarli ad un cambiamento del loro cammino di vita.

 

Si tratta di nuovo e sempre ancora dell’amore imperfetto. E sempre e ripetutamente verrà annunciato tramite i servitori e profeti del Signore la Dottrina divina dell’Amore, come avveniva ai tempi di Mosé e di Gesù Cristo. Di nuovo sorgeranno dei profeti che annunciano agli uomini una fine catasfrofica, perché questi lasciato la retta via, perché l’amore si è raffreddato ed la vita disamorevole che conducono ha delle conseguenze  orrende, sia spiritualmente che terrenamente.

 

Senza amore tutto rimane nella rigidità della morte, che significa oscurità, assenza di forza ed incatenamento per tutto lo spirituale, che una volta era stato creato nella Luce, Forza e Libertà.

 

Soltanto l’amore può ristabilire questo stato d’un tempo, e perciò l’amore sarà e rimarrà sempre ed in eterno il primo e più importante Comandamento, e sempre di nuovo sarà annunciato tramite i profeti che senza l’amore nessuno può diventare beato, che soltanto tramite l’amore può essere stabilita l’unificazione con il Padre, che dona agli esseri l’eterna beatitudine felice e lo trasporta di nuovo nel suo stato angelico che possedeva prima della caduta.

 

Noi dobbiamo ascoltare questi profeti, perché la loro voce risuona particolarmente forte e chiara nell’ultimo tempo prima della fine, quando l’amore si è raffreddato fra gli uomini e  perciò con poco amore si va anche verso la fine, perché l’Ordine Divino, dove regna l’amore e tutto è beato nell’amore, deve di nuovo essere ristabilito.