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Senza di Me non potete far nulla. 
Gv 15, 1-8 

Disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 

Con il capitolo 14 termina la cena del Signore: “Alzatevi, andiamo via” sono le ultime parole, prima di dirigersi verso il Getsemani. Può essere quindi che queste parole siano state rivolte nel tragitto tra il luogo della cena e lo stesso giardino.

Si può dedurre quindi che Gesù attraversando i vigneti presenti in quella valle e vedendo i tralci, grazie alla luce della luna piena, pensò proprio ai suoi discepoli.
La prima frase è molto eloquente. Nel vecchio testamento alla parola “vite” era stata spesso associata la nazione di Israele. I discepoli naturalmente erano a conoscenza di questa relazione. Ora Gesù dice qualcosa di rivoluzionario: Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Era stato detto anche come Israele era una vite selvatica, che non produceva frutto. Qui, si parla di vera vite.

Ma perché evidenzia di essere Vero? Si è “veri” in relazione a qualcosa che è in errore o falso.

Ci sono altri confronti nel vangelo di Giovanni: il pane dato da Mosè nel deserto, ma Gesù è il vero pane (il pane di vita). Giovanni il Battista era una luce riflessa, ma è Gesù la vera luce.

Con queste parole Gesù dice che non è Israele la vera vite. Identificarsi con la propria nazione, con la propria religione ebraica non è essenziale. Essere cristiano solo di nome non è essenziale ( “questo popolo Mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me”! ). Far parte di “associazioni” non è essenziale. Essenziale è essere in relazione con Cristo.

“Mio Padre è il vignaiolo”: nell’Antico Testamento Dio era il proprietario della vigna, il vignaiolo, colui che si prendeva cura della vigna. Si era profetizzato che Gesù sarebbe cresciuto come un germoglio davanti a Lui, in un luogo arido.

Colui che si è preso cura della vite si prenderà cura anche dei tralci, è ovvio.
Il frutto dell’amore del vignaiolo è una vite, e dalla vite si estendono i tralci, da cui si trarranno i frutti.

Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Come nel paradiso terrestre, anche qui, oggi siamo presenti a una scelta.
Mangiare dall’albero dell’Amore e della vita, o mangiare subito dall’albero della conoscenza.
Chi cerca Gesù solo con l’intelligenza, con la ragione, non dà frutto, non troverà il fluido vitale in Gesù e verrà tagliato.
Chi crede in Gesù e cerca di imitarlo seguendo i suoi insegnamenti, compirà cose grandi, è verrà purificato (potato) per compierne ancora di più grandi.

Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano

Ma Prima Gesù disse: Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Si riferiva agli undici, naturalmente Giuda Iscariota era già stato separato da Gesù. Ecco un esempio; Giuda non segue gli insegnamenti di Gesù, ma li adatta al proprio uso e consumo.
Seguire Gesù e credere alla sua Parola significa purificarci, perché siamo in grado di vedere dove, con i nostri comportamenti, ci allontaniamo da Lui.

1^Pietro 1:22-23.
“Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la Parola vivente e permanente di di Dio.”

Ma abbiamo continuamente bisogno di purificazione, perché continuiamo a sporcarci e necessitiamo sempre di un confronto con la parola per vedere quanto e come ce ne scostiamo.
Salmo 119:9: “Come potrà il giovane rendere pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola”.

Ma quali sono questi frutti che i tralci sono in grado di produrre se restano in Gesù?

Galati 5:22-23. “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.” Questo è il frutto nella vita del credente.

...e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Non vi è alcun dubbio che Dio faccia delle potature.
Egli rimuove quelle cose che ci paralizzano. Dio pota ciò che ci impedisce di portare frutto.
Una delle ragioni per cui tanti figli di Dio soffrono per questa potatura è che essi si allontanano tanto da Dio, dalla sua comunione! Quanto più vicini siamo a Dio, tanto meno soffriremo.
Il Signore castiga, corregge, chi ama. Il Suo castigo non è un segno che Lui è contro di noi; Egli sta cercando invece, di portare frutto dalle nostre vite.
Ci pota… la parola greca è kathairò, che significa “purificare”. Alcuni considerano la purificazione come ‘potatura’, sì, ma in realtà il suo significato è “purificazione”.

Rimanete in Me e Io in voi.

Il significato di quel rimanere è dimorare: affidarsi completamente al Signore e rimanere nel Suo amore attraverso l’osservanza amorosa dei Suoi insegnamenti. Ci ha mostrato la Via attraverso la quale si producono molti frutti: l’Amore del Padre.

 

 

Tutto il Mio popolo deve dare frutto.

 

"I Miei figli possono dare frutti solo grazie alla preghiera. Questo avverrà solo quando cercherete e accetterete la Mia Volontà in ciascuno di voi e quando vi donerete ai vostri fratelli con amore, fede e carità." (messaggio a Luz de Maria, 28 aprile 2012)