Misericordia Io voglio e non
sacrificio. |
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Mt 12, 1-8 |
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Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi
discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a
mangiarle. Misericordia Io voglio e non sacrifici. Se riuscissimo a capire il senso di questa frase, la nostra
ricerca del Sommo Bene sarebbe già a buon punto. I sacrifici sono stati dati quale un simbolo
del sacrificio di Colui il Quale si è sacrificato volontariamente per
purissimo amore a vantaggio dell'umanità intera. L'olocausto poi è stato
stabilito quale una testimonianza a sfavore degli israeliti, affinché
rammentasse loro che erano stati
continuamente dei peccatori e dei ribelli contro il vero Dio, e che quindi
avevano bisogno di fare un'offerta di espiazione che, quale un indovinato
simbolo, ricordasse sempre che per effetto dei loro molti peccati si erano
allontanati da Dio, e che avevano la necessità di un mediatore che li
unisca e ricongiunga a Dio. Per conseguenza l'istituzione dei sacrifici
non ha nessun altro valore all'infuori di quello dell'insegnamento. Anche
se offerto dai sacerdoti, il sacrificio non ha proprio nessun valore
effettivo neppure di fronte a Dio, ma ha valore soltanto per chi lo offre,
in quanto rappresenta una tangibile Parola di Dio data per il proprio
ammaestramento in un'immagine ricchissima di perfetta rispondenza, la
quale è certo molto ben comprensibile per il savio. Chi la comprende, ha
poi già tutto ciò che il simbolo può insegnare; ma se il simbolo dato
per l'uomo deve avere un valore anche al cospetto di Dio, è bene che
l'uomo operi dal suo cuore in modo tale che le sue opere corrispondano al
senso spirituale del simbolo stesso. Il vero e proprio senso spirituale del
sacrificio che noi tuttora offriamo - però del tutto ciecamente e
insensatamente, e che per questo non ha alcun significato per nessun altro
- è che noi dobbiamo amare Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come
noi stessi, e così pure che dobbiamo astenerci da ogni comportamento
contrario all’ordine di Dio La legge può essere un peso insopportabile per il cristiano. Una vita fatta di imposizioni, accettate più o meno benevolmente, dove impieghiamo la maggior parte del tempo di fare cose gradite a Dio. Ma le facciamo proprio per piacere a Dio, quasi in segno di sottomissione, di paura, di lontananza. Cerchiamo di capire con la nostra ragione, ma la ragione ci lascia sempre a bocca asciutta. E nella nostra brama di capire elaboriamo concetti in grado di contenere l’intero pianeta, e come la nostra ragione ci ispira, Dio è per noi un Dio ed Egli non può, né deve essere altro che quello che risulta conveniente per la nostra sapienza. E così sacrifichiamo a Lui secondo il nostro compiacimento; infatti il Dio della nostra sapienza deve bene accontentarsi di quello che gli offriamo, poiché Egli deve essere così come noi ce Lo abbiamo compreso, e come a noi era più comodo e più vantaggioso ritenerLo. Sotto questo Dio, che non Lo consideriamo un Padre per noi, siamo del tutto affamati, ed i nostri figli languiscono sotto l’enorme peso del nostro Dio della sapienza. Ma questa sensazione deve per forza spingere dapprima il nostro orecchio e poi il nostro cuore alla misericordia di Dio, che ci grida che il nostro Dio senza l’amore non giova a niente, mentre soltanto l’amore è la vita stessa. Soltanto ora e tramite il nostro amore, noi conosciamo l’unico vero Dio, il Quale è il nostro vero Padre. Ora soltanto ci viene data la vera luce, tramite la quale possiamo vedere che esiste una differenza infinita fra il Padre e il nostro precedente Dio della sapienza. Anche se tu avessi la massima sapienza senza avere l’amore, allora tu continuerai ad avere fame e sete in eterno; infatti unicamente l’amore è il vero pane saziante e la vera acqua vivente e ristoratrice per tutta l’Eternità e per tutta l’Infinità! A che ti giova Dio se non hai l’amore, e a che ti serve anche l’intero sapienza senza di questo? Un fanciullo nella culla è più grande di te, quantunque tu abbia la massima sapienza; infatti il fanciullo possiede l’amore! Volgi dunque il tuo cuore verso l’amore, e già in un gesto o parola d’amore troverai infinitamente di più di quanto abbia potuto darti qui la tua antica sapienza.
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