In
quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro
potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni
infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea
suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello;
Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di
Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo
tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i
pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto
alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate,
dicendo che il regno dei cieli è vicino».
Ci siamo lasciati ieri con la frase di Gesù: “La Messe è molta, ma i
lavoratori, i lavoratori! Dove sono essi?”
La richiesta è pressante e i discepoli si mettono a disposizione
per andare, chi qua chi là, per le città e le borgate. Gesù sceglierà
tra loro i più energici e i più esperti, e li manderà nelle molte
località nei dintorni, e si porranno subito all’opera facendo tutto
quello che il Signore fa e che ha fatto innanzi a loro.
Prima di
passare all’esteso comandamento dato da Gesù ai dodici, è bene far
presente che come si trovano attualmente tradotti i Vangeli, non esclusi
quelli di Matteo e di Giovanni nei vari idiomi, non sono che estratti del
Vangelo originale, e perciò non contengono, nemmeno da lontano, tutto ciò
che Matteo e Giovanni hanno scritto; anzi qua e là c’è tuttavia
qualche piccola aggiunta di coloro che successivamente raccolsero e
copiarono i testi originali, che furono evidentemente scritte più tardi,
come per esempio qui nel capitolo 10, vers. 4°, c’è l’aggiunta dopo
il nome del dodicesimo apostolo: “Il quale poi lo tradì”. Di questo,
al tempo in cui Giuda fu nominato apostolo, Matteo, il quale scrisse il
suo Vangelo in presenza del Signore, non sapeva assolutamente nulla, e non
poté quindi essere lui l’autore di una simile aggiunta; questa invece
fu fatta successivamente da un trascrittore del Vangelo.
Per
questo motivo anche, tanto nelle Scritture ebraiche quanto nelle greche,
figura sempre innanzitutto l’osservazione: “Vangelo secondo Matteo”,
“secondo Giovanni”, ecc.. Non deve dunque turbare nessuno se, leggendo
Matteo e Giovanni, si riscontrano dei punti simili i quali non possono
essere stati opera dell’evangelista propriamente detto nell’epoca in
cui egli scrisse il Vangelo, perché i fatti cui tali punti si riferiscono
accaddero solo molto più tardi. Ma ora qui viene riprodotto tutto
nell’ordine più rigoroso, ed affinché con il tempo qualcuno che si
compiace di sofisticare non debba saltar fuori con osservazioni
strampalate, si è fatto
menzione di questa circostanza, qui, nel punto più adatto.
Parecchie
cose importanti, nel trascrivere i Vangeli, non risultano esposte in modo
del tutto corrispondente al vero; altre invece che al trascrittore
sembravano troppo poco autentiche furono completamente eliminate, poiché
in quel tempo molte furono le annotazioni fatte, in parte da testimoni
oculari, in parte in base soltanto a voci raccolte qua e là, ed era
quindi in realtà difficile per il trascrittore onesto e sincero rimanere
in tutto e per tutto pienamente fedele alla verità.
E così
i Vangeli secondo Matteo e Giovanni sono, salvo alcune piccolezze, per la
maggior parte puri.
Certo
dal punto di vista di una critica intellettuale si potrebbe fare la
domanda e dire: “Ma dove dunque è
andato finire l’originale di Vangeli? È proprio escluso che lo si possa
trovare in qualche luogo su questa Terra? Che sia stato proprio
impossibile a Dio far ricomparire alla luce del giorno il Vangelo
originale nella sua integrità, in quel tempo di numerosi uomini
illuminati e compenetrati dallo Spirito Santo?”
Gli
originali sono stati, con pensiero quanto saggio, fatti scomparire per il
semplice motivo che in questo modo fu evitato che tali reliquie
divenissero oggetto di idolatria, poiché simili cose succedono ancora
oggi purtroppo con delle reliquie false, quantunque tutto ciò venga
severamente proibito dalla vera
e pura Dottrina del Signore, e precisamente laddove viene avvertito
seriamente di “guardarsi dal lievito dei farisei”.
Matteo allora si prepara a scrivere, ed Gesù dice ai dodici: “Anzitutto
non (andate) calcate le vie dei pagani!”, che vale a dire di non
procedere, come fanno i pagani, con la violenza, ed di evitare anche i popoli
che sono noti come troppo incolti ed aridi. Ecco cosa si intende con la
frase “non andate per le vie dei
pagani”
Non dovevano entrare poi nelle città dei samaritani. Perché?
Perché ad essi il Signore aveva già destinato un apostolo, il lebbroso
Giovanni che era stato guarito in Samaria dopo il discorso delle
Beatitudini. In primo luogo essi non avevano bisogno dei dodici, e in
secondo luogo sarebbero stati tanto peggio accolti presso i giudei,
qualora questi venissero a sapere che gli apostoli avevano qualcosa in
comune con i loro più disprezzati nemici. Dovevano invece andare
coraggiosamente dappertutto dove si trovino delle pecorelle smarrite della
casa d’Israele.
Agli
apostoli il compito di predicare e di annunziare loro, in modo che possano
comprendere, come il Regno dei Cieli sia loro giunto vicino.