Lo zelo per la Tua casa mi divora.

Gv 2, 13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 

La Pasqua degli ebrei non coincideva con i periodi oggi fissati presso le nostre comunità, che talvolta la celebrano già nel mese di marzo; in quel tempo la festa cadeva all’incirca tre mesi più tardi A Pasqua, in occasione del primo raccolto dell’anno, venivano portate al Signore delle offerte di orzo, grano e frumento. In questo periodo si mangiava già il pane nuovo, che però non era lievitato, come prescriveva la Legge. 

Quindi la festa degli Azzimi poteva avere luogo solo quando il grano del nuovo raccolto poteva essere trasformato in farina, non però quando il grano viene seminato. Infatti, in Giudea, se l’annata è favorevole, il grano matura quattordici o venti giorni prima che qui da noi, perché, se in Egitto è raro che la mietitura del frumento e del grano possa essere fatta prima della fine di maggio, figuriamoci in Giudea, dove la temperatura è considerevolmente più bassa che in Egitto.

Con l’occasione della Pasqua una grande moltitudine affluiva a Gerusalemme, tra cui i pagani che là compravano e vendevano ogni tipo di mercanzie, e questa festa aveva perduto totalmente il suo carattere religioso e santo e l’avidità del guadagno spingeva, in quei giorni, perfino i sacerdoti a cedere in locazione ai mercanti, ebrei o pagani che fossero, i cortili e gli atri del Tempio in cambio di un compenso considerevole. Perfino all’interno del Tempio si riservavano dei posti da affittare ai venditori di colombe e ad alcuni piccoli banchieri.

Il popolo, desideroso di visitare il Tempio, temeva di entrare a causa del bestiame che vi era introdotto, perché spesso i buoi si imbizzarrivano e causavano dei danni agli uomini e agli arredi sacri. Inoltre, nel Tempio, regnavano un tale fetore e un tale strepito che era difficile resistervi e avveniva che, se qualcuno si arrischiava in quella confusione, perdeva tutto quanto avesse indosso.

C'era gente che veniva da chissà dove, che piangeva fuori del tempio per l’impossibilità di entrarvi a causa dello strepito, della confusione e del fetore.

La misura era colma. Pietro andò a prendere tre robuste corde dal funaiolo che aveva il suo banco nelle vicinanze, e poi Gesù le intrecciò a mo’ di frusta.

Gesù chiese ai mercanti chi avesse dato loro il diritto di trasformare la Sua casa di preghiera in una spelonca di ladri. Ma loro si sentivano protetti, perché avevano pagato a caro prezzo presso i sacerdoti il loro diritto a vendere i loro servizi e le loro mercanzie. Lo derisero e minacciarono anzi di mettere le mani addosso al Signore.  

E’ vero che i mercanti erano protetti dai sommi sacerdoti, ma il braccio di Dio era contro di loro e contro i loro protettori. Alzò la Sua destra nella quale aveva la frusta… ma fu solo con la Sua forza divina che produsse sferzanti colpi alla testa. Il dolore tremendo indusse alla fuga i mercanti ed il bestiame. Gesù colse l’occasione e rovesciò, aiutato dai discepoli, tutti i tavoli dei cambiavalute, spargendone a terra il denaro.

Si diresse dopo verso la parte del Tempio dove numerosi mercanti di colombe attendevano i compratori con le loro gabbie colme di ogni tipo di volatili. Questi mercanti erano di solito povera gente, non avidi di facili guadagni come gli altri trafficanti; inoltre, la vendita di colombe nel Tempio era una vecchia consuetudine, anche se in origine la cosa era stata permessa solo nel primo cortile esterno al Tempio. Il Signore si limitò quindi ad ammonirli e disse loro: «Portate queste cose fuori di qui e non fate che la Casa di Mio Padre divenga una casa di mercato. Il luogo destinato a ciò è nel primo cortile esterno; recatevi là!». Quei poveretti allora si allontanarono senza replicare e rioccuparono il loro antico posto. Ecco come avvenne la purificazione del Tempio.

Poiché questa purificazione aveva suscitato grande rumore, i discepoli, nel loro animo, temevano che i sacerdoti non avrebbero tardato ad accusarli presso le autorità romane e a farli arrestare come sobillatori. Così sarebbe stato poi più difficile sottrarsi alla colpevolezza e al conseguente disonorevole castigo, perché è scritto: «Lo zelo per la Tua Casa Mi ha consumato» .

Ma per il momento, i sacerdoti e i loro servitori erano solo intendere a raccogliere i denari che erano stati dispersi nel cortile del tempio, e la purificazione aveva fruttato loro un enorme tesoro, che non avrebbero più restituito ai legittimi proprietari.

Dopo tutto ciò alcuni ebrei chiesero al Signore se avessero un documento per giustificare il fatto che Lui avesse il diritto di fare tutto qual trambusto. Si attendevano un attestato dell’imperatore di Roma. In mancanza di questo documento, le leggi mosaiche lo potevano condannare senza ombra di dubbio. Ma erano proprio le leggi mosaiche che Gli davano questo diritto, e il Signore le conosceva benissimo.

Alle accuse degli ebrei che Lo volevano condannare, Gesù risponde che anche se in loro presenza, lo zelo per la Sua Caso Lo consumerà (permetterà di crocefiggerLo), questo Suo Tempio verrà ricostruito in tre giorni.

Gesù parla delle Sue cose spirituali, gli ebrei comprendono che stia parlando delle loro cose materiali. Non facciamo anche noi un po’ così? Preghiamo per le nostre necessità materiali, e non chiediamo che ci vengano elargite le grazie spirituali.

Dovesse apparire Gesù nel tempio del nostro corpo, troverebbe che abbiamo affittato il nostro cuore al commercio, alla speculazione, all’avidità, e alle altre piccole attività ricollegabili alla vendita delle colombe?

E il fetore che vi è presente rende impossibile l’ingresso ad alcuno. Non deridiamo il Signore quando con i Suoi avvertimenti ci invita a sgomberare il luogo dove Lui vorrebbe risiedere. Le sferzate che seguiranno ci renderanno molto più motivati, ma a quale prezzo!



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